La raccolta plasma elemento chiave verso l’autosufficienza italiana

“Tra gli effetti rilevanti che l’attuale pandemia da Covid-19 presenterà a livello mondiale vi è la diminuzione di circa il 20% nella raccolta di plasma, che si tradurrà in una diminuzione della disponibilità sul mercato di plasma-derivati, farmaci salvavita per milioni di pazienti. Fronteggiare questa nuova sfida rende necessario l’incremento nella raccolta plasma anche in Italia, con il target dell’autosufficienza nazionale al 100%, condizione indispensabile per progredire nell’autosufficienza europea e prevista dalle norme italiane (219/2005 e segg.) come valore e obiettivo strategico”.

È questo il messaggio lanciato dal Presidente di Kedrion Paolo Marcucci nel corso della prima giornata (15 dicembre) del Forum Risk Management di Arezzo, all’interno dell’incontro “Pianeta sangue. L’impatto della pandemia Covid-19”.

Il programma nazionale di autosufficienza in emocomponenti e farmaci plasma-derivati rappresenta un valore e un obiettivo strategico per il Paese. La crisi ha dimostrato la necessità di garantire al Paese l’indipendenza di alcune produzioni industriali strategiche, per evitare di dipendere da Paesi terzi per la fornitura di beni essenziali. “La pandemia ha avuto un impatto sulla raccolta del plasma, sia in Europa che negli Stati Uniti, che ha registrato un calo nel momento di picco di circa il 46% rispetto al 2019 e che gli analisti stimano si assesterà su base annua a circa -15-20%” ha ricordato Marcucci. “Un fenomeno di questa portata rende possibile il manifestarsi di uno stress fra domanda e offerta, con il conseguente rischio di riduzione del prodotto a disposizione nel primo semestre del 2021” ha aggiunto.

Il nostro Paese, sebbene abbia raggiunto importanti livelli di autosufficienza, ricorre ancora oggi ad una quota significativa di farmaci plasma-derivati prodotti da plasma estero, che per circa il 30% del fabbisogno alimentano il cosiddetto mercato commerciale. “Occorre intervenire anche sul piano politico, per evitare che il mercato soffra per la forte competizione a livello internazionale tra Paesi”.

“È necessario quindi adottare provvedimenti che consentano di incrementare la raccolta di plasma, primo fra tutti ampliare il ricorso alle procedure di plasmaferesi nel sistema trasfusionale, un’alternativa efficiente rispetto all’approvvigionamento sul mercato commerciale”.

In questo percorso le associazioni di donatori sangue italiane possono compiere un ruolo centrale forti di decenni di esperienza, dei risultati conseguiti e delle buone pratiche adottate. “Le associazioni di donatori di sangue italiane possono aiutare l’Europa a raggiungere l’indipendenza strategica in plasma e farmaci plasma-derivati nei confronti degli Stati Uniti, in particolare negli Stati membri che per cultura e tradizione condividono i nostri valori. È auspicabile che aumenti in Europa la diffusione del modello public-private not for profit (associazioni donatori sangue), da affiancare al modello public-private for profit (in uso in Germania, Austria, Ungheria e Repubblica Ceca), dato che questo modello non può essere esportato nella maggior parte degli altri Paesi europei” ha concluso Marcucci.



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