La malattia di von Willebrand, e in particolare le sue implicazioni nella popolazione femminile, è stata al centro dell’evento scientifico-educativo intitolato “ONE DAY FOCUS ON Malattia di VWD e Carenza Marziale: aspetti multidisciplinari”, svoltosi lo scorso 18 ottobre presso l’ARNAS Garibaldi di Catania, con il contributo non condizionante di Kedrion.
L’incontro, reso possibile grazie al contributo non condizionante di Kedrion, ha avuto lo scopo di sensibilizzare e formare le figure professionali in prima linea, in particolare ginecologi ed ematologi, sulla diagnosi e sulle diverse opzioni terapeutiche per la gestione della malattia nelle varie fasi della vita delle donne affette da VWD.
Nelle donne in età fertile, l’evento che conduce più frequentemente alla diagnosi di von Willebrand è rappresentato dalle menorragie, una delle cause principali di anemia sideropenica. Dopo la conferma della diagnosi mediante test di laboratorio eseguiti dall’ematologo, si avvia una collaborazione multidisciplinare con il ginecologo. Insieme, i due specialisti seguono la paziente non solo nella gestione delle menorragie, ma anche nelle altre fasi della sua vita, inclusi eventuali gravidanza e parto.
Il Prof. Giuseppe Ettore (Responsabile scientifico dell’evento, Direttore UOC Ginecologia e Ostetricia; ARNAS Garibaldi, Catania) ha sottolineato: “Il razionale dell’evento si allinea perfettamente con le esigenze attuali della pratica clinica, ponendo l’accento sulla necessità di affrontare in modo multidisciplinare le tematiche relative a patologie che colpiscono direttamente le donne. È fondamentale che il rapporto di collaborazione con gli ematologi e con i colleghi del laboratorio di analisi sia sempre più stretto, al fine di garantire diagnosi precoci, che possano ottimizzare e migliorare la qualità di vita delle donne. Va considerato che la menorrea rappresenta il sintomo emorragico più frequente nelle donne con la malattia di Von Willebrand e tutti gli episodi, che possono accadere sia dal punto di vista strettamente mestruale, ma anche al momento della gravidanza e successivamente, possono nascondere certamente altri segni e sintomi, specie se la donna, per una cronicità appunto delle menorragie, può andare incontro ad una carenza marziale di ferro e questo certamente innesca dei meccanismi, che spesso nascondono delle coagulopatie. Noi ginecologi dobbiamo innanzitutto affrontare bene, con la supplementazione marziale, le donne che ovviamente presentano bassi valori di ferritina, di sideremia e di emoglobina. Il vero problema è che questi quadri sono misconosciuti e sfuggono generalmente alla donna stessa, che magari non fa i controlli adeguati, ma possono sfuggire anche spesso ai medici. Ecco perché rimettere a norma i livelli ematologici per quanto attiene il ferro, può significare una migliore diagnosi di quelle che possono essere in concomitanza alcune coagulopatie, rappresentate dalla carenza del Von Willebrand o di altri fattori della coagulazione, come è noto, in particolare ai colleghi ematologi. “
Il Dott. Giuffrida (Dirigente Medico Ematologia; AOU Policlinico, Catania) ha aggiunto: “È essenziale diffondere una maggiore consapevolezza sulle patologie congenite della coagulazione anche al di fuori dell’ambito strettamente ematologico. Essendo malattie rare, gli ematologi ultra-specializzati si trovano spesso a collaborare quotidianamente con colleghi di altre discipline. In particolare, la sinergia tra ematologi e ginecologi è cruciale per diagnosticare e gestire le complicanze emorragiche che possono insorgere durante il ciclo mestruale, la gravidanza, il parto o a seguito di interventi chirurgici ginecologici. Iniziative come quella di oggi sono importanti perché ci consentono di informare, fare cultura su questi temi, perché più siamo informati e più riusciamo a fare una diagnosi precoce. Noi ematologi ci troviamo a fare una diagnostica delle problematiche emorragiche e siamo noi a dare indicazioni sulla terapia, per questo è importante portare a conoscenza i colleghi ginecologi che si trovano a gestire queste problematiche. Fare una diagnosi precoce e gestirla in modo ottimale è fondamentale, perché può migliorare la qualità della vita delle donne”.